L’esperto di mobilità Enrico Folgori: “In autunno i prezzi saliranno, bisognerà salvaguardare il potere d’acquisto e il centrodestra ha più visione della sinistra sul comparto energetico”
L’imprenditore ed esperto nel settore energetico e della mobilità parla a Il Giornale d’Italia sul “caldo” autunno che ci aspetterà, sotto il profilo dei rincari e politico
Cinquantenne, romano e imprenditore di successo, Enrico Folgori è il Chief Strategy e Market Intelligence di Sic Europe (azienda leader nei settori del trasporto e della logistica integrata) e il presidente di FEOLI, Federazione Europea Operatori della Logistica Integrata. Sposato, con due figli, in passato è stato consigliere provinciale a Roma e membro del Consiglio di Amministrazione dell’Ater, l’azienda della Regione Lazio che si occupa della gestione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica.
Per quanto concerne il comparto energetico, cosa chiede alla politica e al prossimo esecutivo?
“Il nuovo governo si troverà davanti a una sfida difficilissima: completare la transizione energetica con un’economia di guerra, fare i conti con il probabile taglio delle forniture di gas da parte della Russia, rendersi quanto più autonoma da Mosca cercando di tenere i prezzi dell’energia a livelli sostenibili per non intaccare ancora di più il potere d’acquisto delle famiglie e non mettere a rischio la sopravvivenza delle imprese. Spero che il nuovo governo abbia ben chiaro questo quadro e agisca di conseguenza. In primis bisogna portare avanti la realizzazione dei rigassificatori, non solo quello di Livorno, ma anche un altro paio di strutture che dovranno essere pronte da qui in primavera per utilizzare il gas liquido che acquisteremo dall’America. Nel frattempo si potrebbero usare le navi rigassificatrici. Per affrontare l’autunno dovremmo riaprire le centrali a carbone, come sta già facendo la Germania, così da avere una nuova fonte di energia elettrica, che certo non sarà energia pulita, ma servirà solo in una fase transitoria, per superare l’emergenza. Sul lungo periodo mi aspetto una politica energetica innovativa: forti investimenti sulle energie rinnovabili e sul nucleare pulito, che non dev’essere più un tabù. Le linee guida dell’Unione europea indicano una strada da seguire sulla transizione energetica: dobbiamo andare avanti senza tentennamenti. Con la sindrome Nimby non si va da nessuna parte.”
Negli scorsi mesi, con quale figura o ente si è interfacciato? È stato fatto un lavoro sufficiente da Draghi?
“L’interlocuzione a livello istituzionale non è certo mancata, anzi. Abbiamo avuto modo di interfacciarci sia a livello parlamentare che a livello governativo con esponenti della maggioranza e dell’esecutivo e devo dire che l’attenzione, almeno a parole, non è mai mancata, anzi. Il governo Draghi si è messo nel solco delle sue possibilità, considerata l’eterogenea maggioranza che lo sosteneva e con cui doveva fare i conti e il contesto internazionale. Ha fatto molto penso ad esempio ai provvedimenti per tenere il prezzo della benzina sotto i due euro al litro, o i provvedimenti sul prezzo dell’energia. Purtroppo, anche se non fosse caduto e non si fosse andati a elezioni anticipate, quel governo avrebbe avuto comunque un orizzonte temporale limitato perché la legislatura sarebbe comunque finta a febbraio e con una maggioranza ormai impegnata mentalmente e nei toni già in campagna elettorale non avrebbe potuto fare molto. Diciamo che il governo ha affrontato bene l’emergenza, ma non ha potuto occuparsi di riforme strutturali, quelle di cui ha bisogno l’Italia e di cui il prossimo Parlamento e il prossimo governo dovranno occuparsi.“
Avete dei suggerimenti da dare ai futuri governanti?
“Penso che ciascuno debba fare il proprio lavoro. Al legislatore e al governo spettano le scelte politiche e strategiche per il Paese e alle categorie produttive svolgere un ruolo di impulso nei confronti dell’esecutivo. Noi siamo stati e saremo sempre a disposizione nel contribuire a questo processo decisionale. Anzi, non vediamo l’ora che il prossimo governo convochi sindacati, categorie, copri intermedi. Noi non vediamo l’ora di poter dare il nostro contributo all’Italia. Al prossimo governo chiediamo sicuramente di salvaguardare il potere d’acquisto delle famiglie e di avere bene in mente i rischi che corrono le imprese. Le priorità sono: contenimento dell’inflazione; abbattimento del cuneo fiscale per salvaguardare il potere d’acquisto delle famiglie, alzare i salari e consentire agli imprenditori di risparmiare sensibilmente sul costo del lavoro; introdurre un tetto massimo ai prezzi di energia elettrica, gas e carburanti.“
Per le politiche energetiche, cosa cambierà in caso di vittoria del centrodestra e cosa in caso di vittoria del centrosinistra?
“Difficile rispondere in questo momento. Cos’è oggi il centrosinistra? Con quale coalizione si presenterà alle elezioni? Calenda si alleerà con il Partito democratico? Di certo, il centrodestra ha una visione coesa che punta a investimenti sulle rinnovabili senza escludere il nucleare pulito. Ho letto un paio di interviste di Guido Crosetto in proposito e mi sembra che il programma del centrodestra in questo senso sia in fase avanzata. Per quanto riguarda il centrosinistra, Calenda parla di nucleare di ultima generazione, il Pd e la sinistra non pare vogliano sentire parlare. Matteo Renzi e Italia Viva invece hanno una posizione molto più liberale e vicina a quella di Calenda e dello stesso centrodestra per quanto riguarda la politica energetica. La strada dell’autosufficienza energetica sarà ancora lunga, il prossimo sarà un anno di emergenza, ma servono scelte strategiche decise per pianificare il futuro energetico del nostro Paese. Su questo aveva ragione Draghi, quando nel suo intervento in Senato ha definito le infrastrutture energetiche un tema di sicurezza nazionale.”
Lei crede che anche in autunno saliranno i prezzi di energia e trasporto?
“Su questo, non c’è alcun dubbio. I costi di energia elettrica, gas e carburanti saliranno alle stelle. Il prossimo governo dovrà varare subito un nuovo provvedimento d’emergenza per calmierarli. Rischiamo una catastrofe sociale. Il settore del trasporto e della logistica rischiano di finire in ginocchio. Con i costi del carburante alle stelle molte aziende saranno costrette ad alzare le tariffe, contribuendo così alla crescita dei prezzi al dettaglio, cioè all’aumento dell’inflazione. Oppure saranno costrette a tagliare i servizi, perché diventati antieconomici: in questo caso saranno costrette anche a tagliare il personale, generando disoccupazione. Non se ne esce: i prezzi dei carburanti vanno tenuti stabilmente sotto i due euro. Ma il tema non riguarda solo il trasporto. Sa tante aziende in autunno dopo la pausa estiva non riapriranno perché i prezzi dell’energia elettrica sono troppo elevati e per gli imprenditori sarà diventato antieconomico restare sul mercato? Si tratta di centinaia di piccoli e medi imprenditori che stanno facendo questo ragionamento e lo stesso varrà anche per qualche grande impresa. Sa che Eni ed Enel stanno disdettando molti contratti con le aziende perché sanno già che in autunno non potranno fornire alle aziende tutta l’energia promessa? E i Comuni? Molti spegneranno l’illuminazione pubblica la sera, generando problemi di sicurezza o, quantomeno, diminuendo la percezione di sicurezza nei cittadini. Non voglio disegnare uno scenario da Apocalisse, ma questo è il rischio che corriamo oggi e di cui chi si candida alle elezioni dev’essere consapevole.”
Cosa ci vorrebbe nel concreto per calmierarli?
“Per prima cosa, serve un tetto europeo al prezzo del gas. E’ fondamentale. Lo chiedono tutti: da destra a sinistra. L’Unione europea deve cominciare a mettere in atto una serie di politiche davvero comuni, quella sull’energia oggi è fondamentale, anche se vedo troppe divisioni tra gli Stati membri. Ma l’Italia deve far sentire la propria voce: senza un tetto europeo al prezzo del gas il Continente rischia una recessione senza precedenti. Anche per questo l’Ue deve dare più tempo ai Paesi membri per mettere a terra il Pnrr: con una guerra in Europa, è evidente che i tempi di realizzazione del Piano si allunghino, solo uno sciocco non lo capirebbe. Spero che a Bruxelles se ne rendano conto. E poi servirebbe un altro Recovery Fund per la ricostruzione energetica dell’Europa, per costruire infrastrutture energetiche. Nell’immediato, la politica di diversificazione degli approvvigionamenti messa in campo dal governo Draghi dovrebbe farci superare l’inverno, ma credo che nuovi provvedimenti d’urgenza per abbattere bollette e prezzo del carburante siano inevitabili. Si deve lavorare sulla riduzione delle accise. Con la benzina paghiamo ancora la guerra d’Etiopia, l’alluvione di Firenze, il terremoto dell’Irpinia, le missioni Onu in Libano e Bosnia, l’emergenza immigrati dopo la crisi libica del 2011. È assurdo! Abbiamo il prezzo del carburante più alto di tutto l’Occidente perché per decenni la benzina è stata usata dallo Stato come un bancomat a scapito di famiglie, lavoratori, imprese. È ora di tagliare le accise, prima temporaneamente e poi definitivamente. Non è un discorso populista o demagogico. Certo, tutto ha un costo. Siamo in grado di mettere sul piatto altri 20-30 miliardi senza fare nuovo deficit? Per questo diventa fondamentale un provvedimento strutturale per abbattere le tasse, il costo del lavoro e alzare i salari. Metterebbe in sicurezza imprese e famiglie.“